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Prà de la casa


Una lettura contemporanea del territorio

Inoltrandosi nella Val Brenta dopo aver oltrepassato il torrente Sarca di Campiglio ci si imbatte nel Prà della Casa, ampia radura tra alti abeti formatasi nei secoli con il perenne ripetersi dei riti del nomadismo pastorale, attività comune a tutte le popolazioni dell’arco alpino fondamentale per garantire un equilibrato sfruttamento delle risorse della montagna. Ogni anno all’inizio dell’estate gli uomini lasciavano le loro case nei paesi a valle per condurre il bestiame verso i pascoli d’altura, compiendo soste lungo il cammino in stazioni intermedie ai margini del bosco, dove semplici costruzioni costituite da un basamento di pietre legate da poca calce su cui poggiavano leggere strutture di legno offrivano un riparo per i pastori e per gli animali più deboli.

L’impianto del Prà della Casa è rimasto invariato per secoli fino al secondo dopoguerra, quando in seguito all’abbandono delle pratiche pastorali e allo sviluppo di nuove tecniche di silvicoltura il manufatto originale fu profondamente trasformato. Le colonne in legno del portico furono sostituite da pilastri in cemento e la vasta radura venne quasi interamente trasformata in un vivaio forestale. Abbandonato negli ultimi decenni, il sito è stato ora recuperato dalla Comunità delle Regole di Spinale e Manez, proprietà collettiva di antichissima fondazione da sempre impegnata nella difesa e nella valorizzazione del proprio territorio. Recentemente la Comunità ha elaborato il Percorso Achenio, programma di sviluppo turistico sostenibile che propone una lettura del territorio sia dal punto di vista ambientale che antropico di cui il progetto di recupero del Prà della Casa, affidato allo studio Nexus! Associati, costituisce un primo intervento di attuazione. Smantellate le rigide strutture del vivaio il prato ha ritrovato il suo aspetto naturale, mentre l’edificio adeguatamente sistemato è destinato all’accoglienza di turisti attenti ai valori ambientali e culturali.

L’intervento ha reso eloquenti e significativi i rapporti tra l'edificio ed il contesto ambientale soprattutto attraverso un corretto uso dei materiali e la rilettura in chiave contemporanea di alcuni caratteri costruttivi legati alla tradizione quali: l’avancorpo interamente in legno con il portico a piano terra sorretto da possenti colonne poggianti su basi di pietra ed il mediato rapporto tra l’interno e l’esterno dell'edificio risolto con una griglia irregolare di tavole di larice.

Alcune esigenze funzionali legate alla nuova destinazione sono state risolte con l’addizione di due volumi ipogei, prestando particolare attenzione all’inserimento dei manufatti nel naturale declivio che caratterizza il sito.

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